Signorì è un viaggio nell’anima, un viaggio che può essere un po’ di noi tutti, Signorì è il racconto di una solitudine che per viverla e capirla non devi per forza essere da solo perché, si sa, soli lo si può essere anche in mezzo ad una folla. Lucia, la “signora dei palloncini”, come la chiamano i bambini, è la protagonista di questo lungo racconto, è sola, ma convive con un’affollata compagnia di ricordi, sensazioni ed emozioni che riempiono di vita le pagine ed arrivano a toccare corde nascoste, molto nascoste, a volte sconosciute a noi stessi. Lucia dialoga e si racconta ad una leggiadra presenza femminile, ad una signorì, che in una mattina d’inizio primavera trova seduta su quella che ormai ritiene essere la sua casa fuori casa, la sua panchina al parco comunale dalla quale può guardare il suo mare. All’inizio è disturbata da quella che percepisce quasi come un’intrusione nella sua vita scandita ormai da ritmi programmati che le donano una tranquilla serenità, poi la presenza pian piano diventa specchio, porto, àncora e Lucia vi si appiglia come se fosse la sua ultima occasione per rivivere, attraverso i ricordi e le parole nelle quali li traduce e li regala alla silente sconosciuta, quel sentore d’amore che ha sognato per tutta la vita. Racconto che si snoda attraverso i dieci capitoli che vanno ad incastrarsi come tessere o pezzi di un puzzle che sembrano aver trovato solo ora il loro giusto collocamento, mentre continua l’effluvio di parole da un lato all’altro della panchina, testimone di vita, e così scorrono davanti ai nostri occhi, che riescono a raffigurarli perché ben delineati dalla penna degli autori, il ragazzo della vesuviana, Peppino il gelataio, Antonio, Rocco e… papà. A far da sfondo ai ricordi, all’incontro, alle parole, vi è la città, piccoli tranci della sua storia, della sua vocazione, della sua gente, Castellammare di Stabia che si fonde con Nicotera, mare che sfocia nel mare e forgia passione che sgorga dalle pagine di Signorì e lascia una scia, un disegno, forse un fumetto, un ricordo… una donna… un fiore tra i capelli, per non sentirsi buffa.
Signorì – Una storia quasi d’amore
Signorì è un viaggio nell’anima, un viaggio che può essere un po’ di noi tutti, Signorì è il racconto di una solitudine che per viverla e capirla non devi per forza essere da solo perché, si sa, soli lo si può essere anche in mezzo ad una folla. Lucia, la “signora dei palloncini”, come la chiamano i bambini, è la protagonista di questo lungo racconto, è sola, ma convive con un’affollata compagnia di ricordi, sensazioni ed emozioni che riempiono di vita le pagine ed arrivano a toccare corde nascoste, molto nascoste, a volte sconosciute a noi stessi. Lucia dialoga e si racconta ad una leggiadra presenza femminile, ad una signorì, che in una mattina d’inizio primavera trova seduta su quella che ormai ritiene essere la sua casa fuori casa, la sua panchina al parco comunale dalla quale può guardare il suo mare. All’inizio è disturbata da quella che percepisce quasi come un’intrusione nella sua vita scandita ormai da ritmi programmati che le donano una tranquilla serenità, poi la presenza pian piano diventa specchio, porto, àncora e Lucia vi si appiglia come se fosse la sua ultima occasione per rivivere, attraverso i ricordi e le parole nelle quali li traduce e li regala alla silente sconosciuta, quel sentore d’amore che ha sognato per tutta la vita. Racconto che si snoda attraverso i dieci capitoli che vanno ad incastrarsi come tessere o pezzi di un puzzle che sembrano aver trovato solo ora il loro giusto collocamento, mentre continua l’effluvio di parole da un lato all’altro della panchina, testimone di vita, e così scorrono davanti ai nostri occhi, che riescono a raffigurarli perché ben delineati dalla penna degli autori, il ragazzo della vesuviana, Peppino il gelataio, Antonio, Rocco e… papà. A far da sfondo ai ricordi, all’incontro, alle parole, vi è la città, piccoli tranci della sua storia, della sua vocazione, della sua gente, Castellammare di Stabia che si fonde con Nicotera, mare che sfocia nel mare e forgia passione che sgorga dalle pagine di Signorì e lascia una scia, un disegno, forse un fumetto, un ricordo… una donna… un fiore tra i capelli, per non sentirsi buffa.
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